Alex Zanardi. Ancora by Claudio Arrigoni

Alex Zanardi. Ancora by Claudio Arrigoni

autore:Claudio Arrigoni [Arrigoni, Claudio]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Pienogiorno
pubblicato: 2021-04-14T22:00:00+00:00


8. C’è sempre qualcosa che potete fare e qualcosa in cui potete eccellere

È ancora settembre, il 5 questa volta, il mese in cui il destino decide di riparare al suo scherzo. Sceglie un bel giorno di sole londinese, invece della pioggia di Berlino, e un circuito familiare che lo ha visto protagonista ventun anni prima. «È un posto nodale nella mia carriera: qui nel 1991 ho guadagnato punti nel mondo delle corse con la prima pole position in Formula 3000, una pole senza prove libere: rifilai un secondo a Damon Hill, che soddisfazione...» È il momento perfetto. Il primo meraviglioso oro della sua prima Paralimpiade arriva e Alex si inginocchia a baciare l’asfalto. Forse l’esperienza in quella sua prima vita lo ha preparato a essere così pronto in questa Paralimpiade del 2012.

A comunicargli dove si sarebbero svolte le gare è stato come al solito Vittorio Podestà mesi prima: «Sai dove gareggeremo?», gli chiede. Lui naturalmente non ne ha idea, non frequentando molto siti e social. «A Brands Hatch, dovresti conoscerlo bene, quel circuito». Infatti è così. Ci ha corso diverse volte, quando gareggiava in Formula 3000, molto tempo prima. «Io però a Brands Hatch non ho mai vinto, al massimo sono arrivato secondo. È l’occasione per mettere le cose a posto». Detto, fatto. Quell’immagine in cui dopo il traguardo, con la bandiera italiana sulle spalle, alza l’handbike sulla testa con una mano e con l’altra il pugno al cielo è iconica oltre misura. Ha davvero messo le cose a posto: doppia medaglia d’oro nelle gare individuali e argento con la staffetta azzurra insieme all’amico e mentore Vittorio Podestà (che vince un doppio bronzo individuale, prodromo all’oro di Rio) e Francesca Fenocchio, una delle handbiker storiche del movimento italiano.

Anche in questa occasione è capace di trovare spunti di approfondimento al di là del gesto tecnico e atletico, cosa che naturalmente nello sport rimane fondamentale. Quando taglia il traguardo, al termine della seconda gara, il primo sentimento non è la gioia o la felicità. Eppure sta vincendo l’oro, il massimo che avrebbe potuto fare in quella strada che si è scelto. Invece, il suo primo sentimento è la tristezza: «Perché il pensiero era che stava finendo un capitolo della mia vita. Mi sono passate davanti le immagini degli allenamenti, del sudore, del sacrificio. Insomma, dell’esecuzione di quel progetto così bello che mi aveva portato fino a lì, su quel traguardo. Sapevo che sarebbe arrivato altro, ma mi rompeva anche le scatole girare pagina e andare al capitolo successivo. Perché quel percorso era stata una figata pazzesca. Non mi sono mai allenato con fatica per vincere l’oro ai Giochi, ma ho vinto la Paralimpiade perché mi allenavo con passione». Questo è uno degli insegnamenti più importanti che è riuscito a dare nella sua carriera: l’ambizione per la vittoria è importante, ma se è messa al primo posto rischia di far perdere il senso vero dell’impegno: «Dall’esterno può sembrare che io viva i miei traguardi sportivi come una ossessione. Ma non è così. Io mi diverto.



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